Nel corso della nuova fase del progetto per indagare le fasi costruttive della basilica di San Pietro in ciel d’oro sono state scelte due zone in cui effettuare scavi finalizzati ad approfondire i dati emersi durante la realizzazione del rilievo con il georadar già compiuto nella prima tranche del progetto.
In particolare sono stati effettuati due saggi di scavo negli spazi esterni al complesso architettonico, il primo sulla piazza di fronte alla basilica e il secondo nel piccolo cortile alle spalle delle absidi.
Nello spazio antistante la facciata è stata verificata l’esistenza di un deposito archeologico, posto a circa 30-40 centimetri di profondità rispetto alla pavimentazione della piazza; si è trovato in particolare un muro che separava il sagrato dal cimitero dei Canonici, la cui presenza era già testimoniata da documenti di archivio che riportavano la realizzazione di inumazioni nella terra.
Nello spazio retrostante le absidi sono stati invece ritrovati sia resti di manufatti architettonici da ricondurre alla fase rinascimentale di ampliamento della chiesa, sia un muro di forma curvilinea che potrebbe essere una parte dell’abside presente in un edificio di datazione molto più antica. Giuseppe Nocca, ricordato da Gaetano Panazza nel testo Lapidi e sculture paleocristiane e preromaniche di Pavia, in Arte del Primo Millennio del 1953, parlava di un’abside «grandiosa» di cui questo muro, secondo quanto evidenziato anche dal raggio di curvatura, potrebbe essere una piccola porzione, anche se la tavola di confronto elaborata dall’architetto Carlo Bergamaschi, che mette in rapporto alcune planimetrie di chiese pavesi, dimostrerebbe che l’abside preesistente era di dimensioni minori rispetto all’abside paleocristiana della chiesa dei Santi Gervasio e Protaso, sempre a Pavia.