Il primo insediamento sulle rive del Ticino si deve alle popolazioni della Gallia transpadana che utilizzarono questa posizione favorevole per il traffico fluviale. Pavia fu poi fondata dai Romani nel I secolo a.C. con il nome di Ticinum, dal fiume sulla cui riva sinistra venne edificata e continuò a svilupparsi nel corso dei secoli successivi. Pavia fu costruita su un terreno spianato a zero con isolati quadrati in numero di dieci nel senso est-ovest e sei o sette da nord a sud, con il “cardo massimo” Strada Nuova, che giunge al ponte romano, e il “decumano massimo” corrispondente a corso Cavour e corso Mazzini che collegava due porte; il decumano è orientato da est a ovest con una lieve inclinazione nel senso SE-NO, mentre l’orientamento del ponte sul Ticino è perpendicolare alla corrente del fiume. La dislocazione doveva dipendere dalla pendenza del terreno verso l’angolo sud-est della città e l’orientamento è dunque obliquo rispetto a tale pendenza che venne sfruttata nella realizzazione del disegno delle fognature romane, che sboccavano generalmente presso l’angolo più basso della città riducendo al minimo l’inquinamento del fiume Ticino nei pressi della città.
Agli inizi la fortuna di Ticinum si dovette al suo essere una forza militare grazie al fiume che permetteva l’accesso alle vie d’acqua che portavano fino all’Adriatico e grazie alle strutture logistiche militari. A Pavia ebbero il loro epicentro gli eventi militari che portarono alla caduta del generale Stilicone nel 408 a cui seguì il Sacco di Roma del 410. Quando nel 476 Oreste si trovò incalzato da Odoacre cercò rifugio nella fortificata Ticinum e fu così che
Pavia divenne teatro di quel momento storico nel quale si individua il crollo dell’impero romano
d’Occidente cioè quando Odoacre depose il giovane Romolo Augustolo e inviò le insegne imperiali a Costantinopoli, riconoscendo l’autorità dell’imperatore romano d’Oriente e testimoniando quell’esigenza di diversità nella continuità, che caratterizza il momento successivo al crollo dell’Impero Romano d’Occidente. A Pavia non mancarono, a partire dal IV secolo, élite culturali quantomeno su base religiosa. Esemplare è la storia di San Martino, nato in Pannonia da un ufficiale romano, che giunse a Ticinum da bambino per il trasferimento di guarnigione del padre intorno al 325 e qui ebbe la sua prima educazione secondo le istituzioni del tempo.
Pur sopravvivendo, almeno fino alla guerra greco-gotica, sul piano territoriale, giudiziario, amministrativo, fiscale, militare gli assetti e gli equilibri tardo romani, Teodorico perseguì una politica di rinnovamento, inserendosi appunto nella tradizione romana, costruendo e riparando le terme e le mura della città, l’anfiteatro e il palatium. La continuità nella diversità veniva ribadita da Teodorico che aveva conquistato l’Italia in nome dell’impero. L’istituzione “Impero” non esisteva più nel territorio occidentale che si trovava sotto il controllo dell’esercito degli Ostrogoti, ma con la sussistente componente senatoriale romana Teodorico cercò una collaborazione proficua per la reciproca stabilità, grazie anche al sostegno culturale di Severino Boezio, almeno fino al 525.
Negli ultimi tempi del suo regno, invece, temendo la politica antiariana dell’imperatore Giustino, Teodorico abbandonò la solidarietà col Papa e con l’élite culturale aristocratica romana, fino a condannare a morte lo stesso Boezio. Queste élite culturali vennero potenziate al tempo dei vescovi Epifanio (438-496) ed Ennodio (473-521) tanto da incidere sul trasferimento del re Teodorico da Milano a Pavia nel 493 e sulla scelta di questa città come capitale insieme a Verona e Ravenna. Se Pavia divenne città regia lo dobbiamo dunque al parallelo costituirsi di una sua specifica identità culturale che si espresse anche attraverso monumenti architettonici che possiamo immaginare solo virtualmente. Qui affonda le sue radici la storia nebulosa delle origini di San Pietro in ciel d’oro, dove i resti mortali di Boezio furono collocati, non sappiamo esattamente quando. Dal 540 Pavia divenne capitale fissa del regno ostrogoto, sede stabile della corte, del tesoro regio e della zecca, dopo che durante la guerra greco-gotica (535-553), con cui Giustiniano tentò la riconquista dell’Italia, Roma e Ravenna caddero in mano imperiale e Milano fu assediata dagli stessi goti per aver ospitato un presidio bizantino.
Dalla prima penetrazione dei Longobardi in Italia nel 568 e dalla loro conquista di Pavia nel 572 dovettero passare alcuni decenni prima che la città divenisse definitivamente la sola capitale politica nel 625 circa. A Pavia vi fu un’intensa attività edilizia e dal VII al XII secolo Pavia fu principale sede di concili e sinodi. Con il re Liutprando si parla di rinascita liutprandea e per San Pietro in ciel d’oro le fonti documentarie suggeriscono che in concomitanza con la traslazione del corpo di Sant’Agostino, fatto portare a Pavia dalla Sardegna tra 721 e 725, lo stesso re abbia istituito un monastero annettendolo alla chiesa di San Pietro, posta a nord delle mura e lungo l’antica strada per Mediolanum. Nella stessa chiesa venne tumulato il corpo del re Liutprando. Un destino in qualche modo simile ebbe il monastero di San Salvatore, posto fuori della “Porta Marenga” nelle mura occidentali della città. Sul luogo forse di un antico cimitero longobardo, la chiesa del Salvatore fu fondata nella seconda metà del VII secolo dal re longobardo Ariperto I (653-661); l’intitolazione al Salvatore nella politica del sovrano fu il suggello della “cessazione della gerarchia ariana in Pavia col vescovo Anastasio” e “dell’abolizione dell’arianesimo quale religione ufficiale della gente longobarda”.
L’edificio di San Salvatore divenne mausoleo regale, accogliendo le spoglie dello stesso re e poi dei successori Pertarito, Cuniperto e Ariperto II, e forse anche di altri. Per questo non è escluso che in San Salvatore possano ritrovarsi i resti dei re longobardi che furono all’origine della sua storia. La lapide con l’epitaffio del re Cuniperto fu infatti verosimilmente posta sulla tomba del re nella chiesa longobarda, venne poi trasferita in quella ricostruita in età ottoniana, sopravvisse alla totale riedificazione del XV secolo e, prima reimpiegata nel muricciolo del convento poi spostata e murata sulla parete destra della chiesa, ad inizio del XIX secolo l’epitaffio regio fu trasferito nella raccolta Malaspina per giungere infine nei Musei Civici al Castello visconteo dove è oggi conservata. Il complesso di San Salvatore è l’unico caso tra le chiese sepolcrali longobarde giunte sino a noi che ha permesso la conservazione materiale e tangibile in situ fino ad età moderna di un monumento della regalità longobarda nell’antica capitale del regno
Carlo Magno nel 774 conquistò Pavia e si intitolò Re dei Franchi e dei Longobardi, fatto che testimonia anche in questo caso il tentativo di continuità nella diversità. La politica di Carlo Magno intendeva dare forma ad un impero cristiano forte non solo nelle armi, ma anche nelle lettere e disciplinato nei culti, e questo disegno si attuò anche con l’invio di vescovi franchi e con l’attenzione alla vita comune del clero. Con l’imperatore Lotario, re d’Italia dall’822 all’850, viene sistematizzata l’attenzione alle scuole col capitolare emanato da Corteolona nel maggio 825; in esso si prescrive che a Pavia, presso il maestro Dungallo, allora insegnante in San Pietro in ciel d’oro, convergano gli studenti di Milano, Brescia, Lodi, Bergamo, Novara, Vercelli, Tortona, Acqui, Genova, Asti, Como. Sotto il suo regno si ha anche il ritorno stabile della residenza regia a Pavia nell’830, a cui Carlo Magno aveva preferito Milano. Non si sa con precisione a quando esattamente risalga la fondazione di un monastero annesso alla chiesa di San Salvatore, ma le fonti accertano che nella seconda metà del X secolo l’imperatrice Adelaide (931 ca- 999) promosse interventi di ricostruzione, affidando la riforma del cenobio a San Maiolo abate di Cluny. Con il figlio di Adelaide Ottone II, imperatore dal 973 al 983, Pavia divenne principale città del regno d’Italia; in essa risiedettero stabilmente sino alla fine del X secolo la corte prima con la regina Adelaide e poi con la moglie di Ottone II Teofano. Le regine, come già in età carolingia, erano deputate alla conservazione
della memoria della dinastia attraverso la fondazione di monasteri. Ecco che in tale quadro si inserisce la fondazione del monastero di San Salvatore da parte di Adelaide. San Pietro in ciel d’oro divenne invece sede di un importante scriptorium monastico e fu meta di pellegrinaggi per le sepolture illustri con il favore della corte regia e poi imperiale, fungendo anche da residenza occasionale della corte stessa all’indomani della distruzione, nel 1024, dell’antico Palatium interno alle mura, residenza già di Teodorico, dei re longobardi e dei re e imperatori carolingi e ottoniani, fino a Enrico II. Come per San Pietro in ciel d’oro il grande favore iniziale di cui San Salvatore godette da parte di re e imperatori ne fece una delle sedi della corte nel primo XI secolo e probabilmente ancora nel XII, favorendone la dotazione con numerosi beni sparsi su un vasto territorio, che costituiranno la base fondiaria del monastero. Importante è la continuità architettonica ed istituzionale di San Salvatore, dalla fondazione regia longobarda come mausoleo dinastico sepolcrale, alla rifondazione ottoniana quale uno dei principali enti ecclesiastici dell’impero, all’età età viscontea, quando lo sviluppo dell’amministrazione fondiaria
e i diritti signorili esercitati su località di importanza militare per il comune, ne fecero uno dei poli del recupero della memoria della regalità longobarda, funzionale alle rivendicazioni regie dei Visconti che si proclamavano diretti e legittimi eredi dei re longobardi. Il monastero trasse nuova linfa dal passaggio alla congregazione di Santa Giustina di Padova alla metà del secolo XV e restò importante fino a tutto il XVIII secolo.
San Salvatore – Basilica abbaziale benedettina ricostruita nella seconda metà del XV secolo
San Pietro in ciel d’oro – Basilica romanica benedettina ricostruita tra XI e XII secolo
Complesso di San Salvatore – Ricostruzione 3D della Basilica del Santissimo Salvatore e San Mauro con i chiostri attigui (realizzata nel Laboratorio CVM dell’Università degli Studi di Pavia, per gentile concessione del Direttore, professor Virgilio Cantoni).
Complesso di San Pietro in ciel d’oro – Raffigurazione 3D della Basilica romanica di San Pietro in ciel d’oro con ipotesi ricostruttiva dell’antico assetto del monastero agostiniano (realizzata nel Laboratorio CVM dell’Università degli Studi di Pavia, per gentile concessione del Direttore, professor Virgilio Cantoni)